di Rosario Palazzolo
Il nome “Ghost Max” suggerisce una versione Maxi della classica Ghost, la scarpa più amata e più venduta di Brooks. In effetti, più ammortizzata lo è, anche se questa scarpa ha ben poco a che vedere con la Brooks Ghost 15, dalla quale ha ereditato il nome.
Si tratta in definitiva di un modello diverso e tutto nuovo che va ad arricchire il catalogo Brooks con l’obiettivo di strizzare l’occhio ai runner a caccia di scarpe molto ammortizzate, confortevoli, ma anche reattive. Se dovessimo trovare una sorella più vicina, la Ghost Max di certo può considerarsi familiare alla vecchia Dyard di Brooks, un modello che era stato pensato per i runner più pesanti e che in questa nuova versione ha sicuramente trovato un a forma e un’immagine più fresca e sbarazzina.
Cosa c’è di nuovo
Per toglierci ogni dubbio sulla diversità dalla Ghost tradizionale, facciamo un rapido confronto: la Ghost 15 ha uno spessore dell’intersuola di 35 mm / 23 mm, il che significa un drop di 12 mm. Ghost Max ha un’altezza di 39 mm / 33 mm, con un drop di 6 mm, dunque una calzatura con molta più schiuma sotto i piedi, ma anche con un drop più piatto che va incontro ai runner che cercano una corsa più spostata sul mesopiede.
È chiaro che con una geometria così differente, la sensazione di corsa è notevolmente diversa tra le due scarpe. Mentre la Ghost 15 è un modello tutto fare, pensato per i runner medi che cercano un’ammortizzazione e una reattività moderati, la Ghost Max riesce a offrire lo stesso livello di comfort ma con una corsa molto più reattiva e più rotonda.
Ghost Max, la tomaia
Negli ultimi anni Brooks non ha mai toppato sulla qualità e sul comfort delle sue tomaie. Non fa eccezione la Ghost Max che riprende il più classico dei mesh ingegnerizzati. Si tratta di una tomaia avvolgente, con rinforzi sul puntale e sui fianchi e un tessuto interno davvero lussuoso e accogliente. La linguetta non è a soffietto (in pratica non è cucita sui fianchi della scarpa), dunque per tenerla ben ferma vanno passati i lacci nell’occhiello presente al centro dell’imbottitura. Anche il sistema di allacciatura non è male, grazie a una doppia fila di 7 occhielli che permettono di personalizzare l’allacciatura per adattare meglio la tomaia al piede. Le stringhe sono morbide e gonfie, ma quando bisogna slacciarle (soprattutto se si opta per il doppio nodo come faccio io), si rischia di pizzicarle fino a smagliarle tutte. La talloniera è rigida e ben imbottita all’interno, ma nel caso di piedi più stretti e bene valutare l’uso del settimo occhiello per avere una allacciatura più aderente.
L’intrersuola più spessa
La nuova Ghost Max ha 4 mm di schiuma in più nel tallone e 10 mm in più nell’avampiede, ciò significa che l’intersuola è profondamente diversa da quella della normale Ghost, sebbene sia stata realizzata con la stessa schiuma DNA Loft v2. Molti runner “tifosi” della Ghost la mentavano il fatto che quella scarpa fosse un po’ dura sull’avampiede, questo non accadrà con la Ghost Max. Chi si aspetta una sensazione di corsa simile tra le due scarpe rimarrà deluso. Perché questa Ghost Max appare come una scarpa completamente diversa. Più morbida, certo, ma non cuscinosa. Piuttosto appare solida e stabile ad ogni passo, questo grazie a una costruzione molto larga e con dei bordi dell’intersuola molto profondi che accolgono il piede abbracciandolo in una culla. Non è dotata di veri e propri Guiderail, ma il piede rimane al suo posto. Va specificato che la Ghost Max è una calzatura per runner neutri.
A completare il lavoro tecnico è una intersuola che a differenza della Ghost tradizionale ha un disegno molto rocker, ossia molto arrotondato nell’anteriore. Ciò rende la sensazione di corsa più fluida ad ogni falcata, nonostante la scarpa sia ben più rigida rispetto alla media.
Ghost Max, la suola
Se c’è un elemento che convince meno, questo è la suola. La Ghost Max ha una superficie in gomma sottile e priva di intagli anteriori. Ciò migliora sicuramente la stabilità della scarpa, ma riduce la flessibilità. Inoltre, sull’asfalto bagnato è risultata un pochino scivolosa.
La calzata
Indossando la Ghost Max per la prima volta, si ha subito l’impressione di una calzatura lussuosa e ben rifinita. La tomaia accoglie il piede come un morbido calzino e si adatta subito alla forma senza alcun fastidio. Le forme della calzatura rispettano la taglia e garantiscono ampio spazio sulla punta. I primi passi con la Ghost Max sono piuttosto strani perché si ha immediatamente la sensazione di indossare una scarpa più alta del solito e con un rocker accentuato. Sebbene ci si attenda di affondare i piedi in una schiuma morbida, la sensazione che si ha nei primi passi di corsa è assolutamente opposta: la schiuma è solida e consistente. Rispetto alle normali Ghost, che potevano risultare un po’ più secche sull’anteriore (in realtà l’anteriore è più morbido e sottile tanto da andare a fondo quando si scarica tutto il peso sull’intersuola), la versione Max è molto più confortevole ed equilibrata.
Impressioni di corsa
Abbiamo percorso oltre 50 chilometri nella nuova Ghost Max e l’abbiamo spinta sia su percorsi lunghi e lenti che in allenamenti più veloci e impegnativi. Dopo i primi chilometri di corsa, nei quali la piattaforma sembra più solida del previsto, si trasforma in una calzatura più reattiva e soprattutto rotonda. Grazie al sistema GlideRoll Rocker (il puntale arrotondato), che aiuta ad avere una rullata più fluida, si riesce a correre bene anche a ritmi più veloci. Certo l’intersuola in Eva non ha la stessa brillantezza di una delle schiume di nuova generazione, ma garantisce uno stile di corsa divertente e soprattutto adatto a chi fa molti chilometri.
Anche se non si è stati dei fan della Ghost tradizionale, la Ghost Max può diventare un’ottima scelta per i runner neutri (anche i più pesanti) che cercano una scarpa adatta a percorrere molti chilometri sulla strada.
I commenti dei tester
“Ghost Max rappresenta sicuramente un’ottima scelta per i runner anche più pesanti che cercano una scarpa molto comoda e confortevole, ma capace di sorprendere quando si accelera il passo. Sorprende l’ammortizzazione che non appare mai morbidissima, ma garantisce un elevato comfort anche dopo molti chilometri”.
Rosario Palazzolo
“Essendo pesante, ho apprezzato la struttura della Ghost Max molto di più di quella della Ghost 15. Nelle corse più lente, quelle di “recovery”, ma anche quelle lunghe, mi ha trasmesso un comfort elevato dal primo all’ultimo passo. La calzata più larga sul mesopiede e sull’avampiede mi ha consentito di distribuire meglio il peso e di lavorare di più con le dita in fase di appoggio ma anche di spinta”.
Andrea Guerra